21.11.07

BiancoMare




Ho appena visto in tv la prima pubblicità natalizia...
Ma non sarà un po' prestino?!?
Mi sono appena ripresa dallo shock della fine dell'estate e già mi vogliono proiettare verso il bianco natale, i cenoni e il capodanno.
Non sono ancora pronta! Perché non rispettano i miei tempi biologici? Perché per farmi comprare un nuovo modello di cellulare o una gonna invernale all'ultimo grido devono montare tutto questo circo? Non potrebbero semplicemente dire: ehi gente, è inverno, fa freddo e la cosa migliore che potete fare è tuffarvi in un negozio a comprare cose di cui non avete bisogno ma che appagano tanto il vostro assiderato io consumistico?!?
Lo apprezzerei di più, e probabilmente seguirei anche il consiglio, finanze (disastrate) permettendo...

Ma la cosa più inquietante è l'avvicinarsi minaccioso delle cose-che-si-mangiano-a-natale...
Il panettone con i canditi non mi piace, ok? Non me lo fate ripetere. Mandorlati, torroni, pandori e tartufon vari mi stufano al quinto morso, soprattutto perché te li rifilano ovunque dal primo dicembre al primo febbraio (avanzano sempre dopo le feste). Il cotechino mi fa ingrassare solo a guardarlo. L'abbacchio e il capitone mi piacciono, ma vorrei poterli mangiare quando ne ho voglia, non quando il governo culinario italiano decide che io debba mangiarli.

E poi va bene: dobbiamo far girare l'economia e il natale è li per quello. Ma lasciamo stare il buonismo, per carità. NON si è più buoni a natale. Si è solo più stressati che mai. Perché bisogna comprare regali in negozi affollati come a un concerto gratuito degli U2, perché bisogna fare gli auguri a tutti, anche a quelli di cui non ti frega, ricambiata, nulla e perché bisogna decidere almeno un mese prima come trascorrere la notte di capodanno. La gente comincia a chiederti cosa fai il 31 con un anticipo angosciante. Lo dico subito: non so cosa farò a capodanno, e non me ne preoccupo. Lo saprò, come al solito, il 31 pomeriggio. E molto probabilmente mi annoierò. Odio quando ti DEVI divertire!

Perfetto, credo di aver esorcizzato a sufficienza la sindrome da (mulino)bianco natale.
Ora ci vuole un antidoto contro lo shopping compulsivo prenatalizio, qualcosa che mi faccia resistere alla voglia di buttarmi nel primo centro commerciale che mi capita sotto tiro solo per riprendermi dall'ansia.
Ci vuole un po' di sole da mangiare.
Un piatto che ricordi il caldo, il mare, l'abbronzatura che un tempo rallegrava i nostri visi pallidi, luglio, col bene che ti voglio vedrai non finirà ia ia ia ia...
Ci vuole l'hummus, la salsa araba di ceci che si può preparare anche in inverno ma che parla d’estate, di caldo vento africano… “vento d’estate, io vado al mare, voi che fate?”
Per la preparazione dell’hummus consiglio di indossare abiti leggeri, un kaftano per esempio va benissimo perché sotto ci si può mettere qualcosa di più pesante, tanto non si vede, farsi accompagnare da musica araba, magari Cheb Khaled quando canta straziato il suo amore per Aicha, e pensare che l’estate è dentro di noi, basta volerlo…
Ora il natale è già un po’ più lontano, no?!?
Ma che freddo fa! Ain't no sunshine when she's gone...

HUMMUS TERMOREGOLATORE
Ceci
Olio
Tahina
Limone
Aglio
Prezzemolo
Paprika

Allora, la cosa con il nome strano (tahina) è la salsa di sesamo che gli arabi usano per tantissimi piatti, è buona più di quanto il suo aspetto macabro non faccia supporre e si trova senza troppe difficoltà negli alimentari etnici (a Roma quelli intorno a Piazza Vittorio) o nei posti tipo Castroni. Se non la trovate o non vi va di cercarla, potete fare senza e il risultato sarà comunque buono ma devo avvertirvi che a quel punto non potrete più chiamarlo humums, chiamatelo purea di ceci. E non barate!
E poi, se volete fare i puristi della cucina salutare e biologica avete tutto il mio appoggio (cfr. piùavenapertutti) ma per usare i ceci crudi sappiate che dovrete tenerli in ammollo per la bellezza di 24 ore e poi farli cuocere per almeno un’ora… Visto che per preparare l’hummus ci vogliono 10 minuti, sta a voi decidere quanto tempo investire nella vostra ricerca dell’estate perduta… Io opto per la tecnica “massimo risultato, minimo sforzo” e uso i ceci in scatola. Mai avuto lamentele.
Dunque, il procedimento è semplice: butto nel frullatore una scatola di ceci (lasciando un pochino della loro acqua), il succo di mezzo limone, un cucchiaio di tahina, uno spicchio d’aglio, il prezzemolo e un po’ di sale. Una volta frullato il tutto aggiungo un filo d’olio e spolvero con la paprika. Dovreste ottenere una salsina densa, né troppo liquida né troppo spessa. Regolatevi con il limone e l’acqua dei ceci per modulare il tutto.
Io la accompagno con pane tostato o con la pita, il pane arabo.
E che l’estate sia con voi, insh'allah!

Tornano in alto ad ardere le favole.
Cadranno colle foglie al primo vento.
Ma venga un altro soffio,
Ritornerà scintillamento nuovo.
(Giuseppe Ungaretti)

Playlist calda e fredda
Riccardo Del Turco – Luglio
Max Gazzè + Niccolò Fabi - Vento d'estate
Cheb Khaled - Aicha
Nada - Ma che freddo fa
Tom Jones - Ain't no sunshine (Bill Withers cover)

18.11.07

PiùAvenaPerTutti 

Non credere a nessuno che dice sempre la verità.
(Elias Canetti)



Se contro il logorio della vita moderna usate ancora e solo il Cynar, forse è il caso di aggiornarvi…
Sociologi e ricercatori sottolineano da anni come gli abitanti delle metropoli soffocate da stress e inquinamento siano sempre più attratti da dimensioni bucoliche del vivere. Questo spiega il successo dei vari agriturismi, ristoranti biologici, weekend pastorali in borghi abitati da quattro anime pluriottuagenarie e tutto quanto fa "sapore dei bei tempi andati"…
Da brava cittadina stressata e inquinata, neanche io sfuggo al trend del rustico è bello.
Compiacendo quindi le statistiche, verso la mia quota annuale di belle speranze nei raffinatissimi supermercati biologici, dove tutto è come Madre Natura comanda. E pazienza se a volte Madre Natura comanda anche che un chilo di mele debba costare cinque euro, le mamme non vanno mai contraddette!

Ma tornando a noi, in una delle mie ultime incursioni nelle boutique del bio ho finalmente trovato quello che sembrerebbe essere l’elisir di lunga vita... Lo condivido generosamente con voi.
Sto parlando dell’avena, graminacea dalla proprietà miracolose, incomprensibilmente trascurata dalla letteratura gastronomica mondiale.
Ma sulle virtù della mirabolante piantina i guru dell’erboristeria on-line spendono parole lusinghiere. L’avena contiene, pare, molto acido linoleico, uno tra gli acidi grassi essenziali più importanti dal punto di vista nutrizionale. È inoltre il cereale più ricco di proteine, in particolare la lisina, un composto organico dalle alte capacità nutritive, e la avenina, che tonifica le funzioni dell'organismo ed stimola gli ormoni della tiroide. E non finisce qui: è nota anche per il suo apporto in elementi minerali e vitamine del gruppo B, il che le permette di essere un ottimo ricostituente.
Ma soprattutto l’avena ha poteri fortemente calmanti e favorisce il sonno.

Insonni e ansiosi di tutto il mondo, unitevi!
E procacciatevi avena in dosi massicce.
Lo strapotere di Valium &Co ha i giorni contati.
D’ora in poi basterà una minestra di questo magico cereale a garantire sonni tranquilli anche agli stressati più irriducibili.
Mah… un momento. Perché nessuno ne ha mai parlato prima?!? Sento puzza di complotto...
Elementare, Watson: le potenti case farmaceutiche non sono disposte a rinunciare ai profitti ingenerati dalle vendite di ansiolitici.

Amici, compagni, dopo la scoperta dell’olio di colza nei motori diesel, una nuova rivoluzione ecologica si fa strada: mettete l’avena nelle vostre pasticche!
Fantastico! Sarò la paladina di una battaglia per i diritti dei consumatori, contro gli abusi delle multinazionali della salute, per il diritto alla autoproclamazione aveninica degli stati.
Già mi vedo i titoli: anonima blogger precaria invitata all’ONU per presentare i risultati delle sue ricerche su una misteriosa graminacea in grado di cambiare per sempre l’ordine economico mondiale.
Ok ok, forse mi sono fatta un po’ prendere la mano dal Beppegrillismo, e vedo anch’io complotti ovunque. Prima di beccarmi un sonoro Vaffa dai miei affezionati 10 lettori, torno nei ranghi, e nelle ricette.
Ma ora mi serve qualcosa per calmarmi dopo tutta quest’esaltazione libertaria…
Zuppa di avena e poi subito a nanna.

Ma posso avvisare almeno il Gabibbo?!?


ZUPPA DEI MIRACOLI
60 gr di avena a chicchi
1 piccola cipolla rossa
1 spicchio d’aglio
prezzemolo
alloro
peperoncino
olio
sale

Le dosi sono per una persona, ovviamente in caso i commensali ansiosi siano di più si aumentano le quantità in proporzione.
La critica culinaria si divide sulla necessità o meno di lasciare l’avena in ammollo prima di cucinarla. Io nel dubbio la sciacquo un po’ (in fondo l’avena per quanto salutare è pur sempre biada per cavalli) e poi la lascio in ammollo un tempo idoneo alla mia fretta, ma direi che comunque un’ora basta. Dopodiché si unge la pentola e ci si fa dorare la cipolla tritata e lo spicchio d’aglio. Dopo aggiungo tutto il resto: l’alloro, il peperoncino e l’avena, lasciando tostare il tutto pochi minuti mentre mescolo per evitare che si attacchi. Poi unisco più o meno un litro d'acqua calda e aggiungo olio e sale.
E poi aspetto. E aspetto ancora.
I tempi di cottura delle zuppe appartengono ai misteri del cosmo, inutile fare previsioni. In ogni caso scordatevi di cavarvela in meno di 45 minuti, se proprio vi va di lusso. Ogni tanto si da una mescolata, si controlla l’andamento del tutto e si attende fiduciosi. Prima o poi si cuoce.
Alla fine si aggiunge il prezzemolo tritato e un filo di olio a crudo.
Si mangia calda, caldissima.
E si spera che faccia effetto.
Uno qualunque.

Playlist miracolosa
Ovviamente musica sacra, canti gregoriani e poi Hare Krishna Hare Krishna Krishna Krishna Hare Hare.
E rilassatevi un po’!

13.11.07

Scottature


Confesso.
L'altra sera ho fatto scuocere la pasta.
E quando dico scuocere non intendo dire 'non era al dente'. Voglio dire proprio scotta.

Non solo. Come se non bastasse ne ho buttata troppa, facendo così scomparire tra gli esausti spaghetti anche un incolpevole pesto fai-da-me di zucchine che aveva tutti i requisiti per essere buono... se solo si fosse riuscito a rintracciarlo, assediato com’era da una montagna di colla amidosa.
Anche i ricchi piangono. E anche le cuoche precarie scuociono…
Per una perfezionista come me è stata, ça va sans dire, una catastrofe.
Tra i logorati spaghetti vedevo inabissarsi anche le mie ultime certezze, mentre una vocina dentro di me ripeteva beffarda: manco un piatto di pasta come si deve...


Ma fortunatamente la ricerca mi viene incontro. Oggi mi è capitato sotto mano questo articoletto pseudo scientifico, che sostiene quanto segue:
A favore dei perfezionisti spezzano una lancia i ricercatori dell'American Psychological Association, sostenendo che porsi degli obiettivi molto elevati non rende necessariamente ansiosi, imbarazzati e depressi, come si è in genere portati a credere.
Recenti studi hanno infatti separato gli aspetti nocivi del perfezionismo da quelli "virtuosi" concludendo che pretendere il meglio da se stessi non è sempre un fatto negativo.
Il fatto di porsi delle mete elevate, inoltre, non è di per sé legato a sentimenti di ansia, «a meno che non si sia ipercritici nei confronti della propria performance, si tenda a nascondere eventuali pasticci o ci si senta meno capaci per il fatto di non essere stati impeccabili», aggiunge Patricia DiBartolo dello Smith College. «I problemi cominciano, infatti, solo quando si teme l'umiliazione di non essere all'altezza».

Wow, parlano proprio di me! Mi hanno convinto: perché temere di non essere all'altezza? E all'altezza di chi poi, o di cosa?
E quindi: pretendere il meglio da se stessi (e dai propri spaghetti) è ok.
Deprimersi per gli spaghetti scotti non è ok.
Rivoltare la frittata e vedere negli spaghetti scotti un'opportunità per capire qualcosa di se stessi è super ok, aggiungerei.

Quei collosi spaghetti forse erano un messaggio mandato da una qualche divinità culinaria, magari Barillide, la dea dei carboidrati, e dicevano: non devi sempre essere al top, e soprattutto non sempre devi pretendere il massimo da te, o dai tuoi spaghetti. A volte ti puoi accontentare di una scarsa sufficienza…
Semel in anno licet dēcŏquĕre, una volta all’anno si può far scuocere la pasta... Non era così il detto?!?
E una pasta scotta non deve inficiare la stima che hai di te né, soprattutto, confermare la non-stima che hai!

Nessuno è perfetto, altrimenti non avrebbero inventato il riso che non scuoce… (a quando l’invenzione della pasta eternamente al dente?)


Ma divinità a parte, ritorniamo alla frittata e rimediamo agli errori fatti, che la perfezione può attendere...
Fate come me (o anche no, visti i risultati!) e dalla vostra bella pappetta collosa ricavate una sana frittata di pasta!
Accompagnatela a musica soft, l’ideale per calmare gli animi dei senza autostima.
Personalmente ho scelto Accarezzame: “cu ‘sti mmane vellutate, fai scurdà tutt’è peccate”.
Io i miei peccati li ho già scordati.

E del resto, ho mai scotto una pasta io?!?

FRITTATA DI PASTA SCOTTA (ALLA COME VI PARE)
Uova
Pasta scotta
Tutto il resto

Cuocetela come preferite, che tutte ‘ste indicazioni mi sa che non aiutano i perfezionisti.
Improvvisate.
Buttate uno o più uova (certo, magari meglio sbatterli prima a parte) tra la moribonda pasta scotta, aggiungete del pepe o del formaggio, o tutti e due, o quello che più vi va.
Mescolate il tutto alla rinfusa, senza ansie, poi riversate il blob di pasta e uova nella padella calda.
Girate e rigirate come al solito.
Mangiate con calma, fredda o calda è buona lo stesso.
Fatto.

Per essere perfetta le mancava solo un difetto.
(Karl Kraus)

Playlist imperfetta

Ornella Vanoni + Paolo FresuAccarezzame