(Alan Kay)
Ci siamo. Poche ore e saremo scaraventati nel futuro alla velocità di un tappo di spumante saltato troppo in fretta. Futuro che questa volta non è solo un anno nuovo ma nientepopodimenochè un nuovo decennio. Grandi novità all'orizzonte, quindi.
Il 2010 resiste ancora, ma i botti di capodanno scandiscono il ritmo della marcia trionfale: le barbariche orde dell'Armata Lenticchia sono alle porte. Il 2010 è spacciato. Dead year walking.
Come ogni condannato a morte si merita l'ultima sigaretta e la benedizione poco convinta di un prete stanco. Come ogni anno che muore, muore da solo, tra il sollievo generale di chi rimane. Nessuno sente la mancanza dell'anno che agonizza; tutti aspettano il 2011, armati di atomiche aspettative e barricati dietro la certezza che tutto cambierà, oh se cambierà. Il nuovo anno non è ancora arrivato ma ha già sulle spalle la tremenda eredità di tutti quelli che lo aspettano. Un compito difficile il suo. Quanti delusi lascerà sulla strada? Quanti lo ringrazieranno tra 12 mesi? Lo ameranno più dell'anno che oggi, solitario e un po' sfigato, se ne va tra una selva di fischi e qualche banale malinconia?